Ground Music Festival: viaggi in Franciacorta tra terre e suoni fertili.
Nazim Comunale, RODENGO SAIANO,25.06.2019
Eventi. La rassegna alla sua terza edizione, mostra diversi prismi della musica creativa
contemporanea
Una rassegna itinerante ideata dal polistrumentista Gabriele Mitelli , a mostrare diversi prismi della
musica creativa contemporanea, italiana e non. Il duo del pianista afroamericano Matthew Shipp e
del tenorista Ivo Perelman, brasiliano trapiantato a New York, è inedito a queste latitudini:
esplorazioni tra psicologia e speleologia allinsegna del free storico, di fronte alle quali il tentativo di
dirne si infrange. Un fiume improvvisativo in cui entrano brevissime melodie, ombre di Bach,
frammenti novecenteschi. Perelman suona come sospeso, allude, in equilibrio tra satori e furore,
inseguendo geometrie impossibili. Shipp è magistrale, il dialogo è una domanda continua, il concerto
memorabile. A seguire Hobby Horse, emulsioni dub tra ritmi perennemente frastagliati, memorie di
Robert Wyatt ed un minimalismo sghembo suonato con attitudine zen. Una via intelligente e
personale, anche se a tratti un po fredda, al jazz e ai suoi dintorni.
LA SECONDA delle cinque serate regala due soli di altissimo livello: nello splendido spazio dell
Alberodonte a Rodengo Saiano vanno in scena i prodigi di Paolo Angeli e Cristiano Calcagnile. Il
chitarrista gallurese presenta il suo ultimo disco, incentrato su una rivisitazione del repertorio dei
Radiohead; non sono covers, ma isole tematiche attorno alle quali costruire ed inventare, seguendo
lapproccio che ebbe Don Cherry in Symphony for Improvisers. La chitarra sarda preparata è uno
strumento-mondo che unisce a quelle consuete le possibilità timbriche di pianoforte, violoncello e
batteria: eliche, martelletti azionati coi piedi a creare contrappunto, un mondo di corde, dispositivi e
tessiture che è purissima meraviglia. Letteratura, epos, avanguardia, la polvere di storie antiche e la
nitida luce di un futuro di cui avere già nostalgia. Lirico ed ispido, selvatico e rigoroso, il suono
libero di Angeli può far virare in ambient folk un canto dei pastori galluresi (Andira, musica del
maestro Giovanni Scanu su una poesia del 1700 di Don Gavino Pes) o scovare gli spigoli più nascosti
in una cellula di un tema mandato a memoria da milioni di ascoltatori. La scommessa, vinta, è quella
di immaginare la musica della band di Thom Yorke come se fosse suonata in unisola del
Mediterraneo. Si vola in cieli inesplorati che danno i brividi, tra Fred Frith, Egberto Gismonti, Ernst
Reijseger e chissà che altro: una voce unica ed un talento cristallino ed inclassificabile, giustamente
riconosciuto oramai ovunque nel mondo.
ALTRETTANTO prorompente lenergia di Cristiano Calcagnile, batterista poliedrico, leader di
Multikulti (un largo ensemble devoto proprio a Don Cherry) e strumentista sensibile e coraggioso.
Presenta qui St()ma, un lavoro in solo per batteria espansa. Anche il suo è uno strumento-mondo:
siamo nelle viscere di una terra intima, immaginaria, tra polveri industrial ed uno swing disgregato
ed inarrestabile. Il ritmo, imprendibile, racconta una discesa nellAde, nel punto esatto di incontro tra
lAfrica sismica di Sunny Murray e i rumori di ferraglia dei This Heat. Fuochi free rock nella fucina di
Efesto, micromondi, chitarrofoni, maree, scosse telluriche, epifanie nella penombra, con un tema di
Monk a cercare luce dopo tanto magnifico buio.
© 2019 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE
Eventi. La rassegna alla sua terza edizione, mostra diversi prismi della musica creativa
contemporanea
Una rassegna itinerante ideata dal polistrumentista Gabriele Mitelli , a mostrare diversi prismi della
musica creativa contemporanea, italiana e non. Il duo del pianista afroamericano Matthew Shipp e
del tenorista Ivo Perelman, brasiliano trapiantato a New York, è inedito a queste latitudini:
esplorazioni tra psicologia e speleologia allinsegna del free storico, di fronte alle quali il tentativo di
dirne si infrange. Un fiume improvvisativo in cui entrano brevissime melodie, ombre di Bach,
frammenti novecenteschi. Perelman suona come sospeso, allude, in equilibrio tra satori e furore,
inseguendo geometrie impossibili. Shipp è magistrale, il dialogo è una domanda continua, il concerto
memorabile. A seguire Hobby Horse, emulsioni dub tra ritmi perennemente frastagliati, memorie di
Robert Wyatt ed un minimalismo sghembo suonato con attitudine zen. Una via intelligente e
personale, anche se a tratti un po fredda, al jazz e ai suoi dintorni.
LA SECONDA delle cinque serate regala due soli di altissimo livello: nello splendido spazio dell
Alberodonte a Rodengo Saiano vanno in scena i prodigi di Paolo Angeli e Cristiano Calcagnile. Il
chitarrista gallurese presenta il suo ultimo disco, incentrato su una rivisitazione del repertorio dei
Radiohead; non sono covers, ma isole tematiche attorno alle quali costruire ed inventare, seguendo
lapproccio che ebbe Don Cherry in Symphony for Improvisers. La chitarra sarda preparata è uno
strumento-mondo che unisce a quelle consuete le possibilità timbriche di pianoforte, violoncello e
batteria: eliche, martelletti azionati coi piedi a creare contrappunto, un mondo di corde, dispositivi e
tessiture che è purissima meraviglia. Letteratura, epos, avanguardia, la polvere di storie antiche e la
nitida luce di un futuro di cui avere già nostalgia. Lirico ed ispido, selvatico e rigoroso, il suono
libero di Angeli può far virare in ambient folk un canto dei pastori galluresi (Andira, musica del
maestro Giovanni Scanu su una poesia del 1700 di Don Gavino Pes) o scovare gli spigoli più nascosti
in una cellula di un tema mandato a memoria da milioni di ascoltatori. La scommessa, vinta, è quella
di immaginare la musica della band di Thom Yorke come se fosse suonata in unisola del
Mediterraneo. Si vola in cieli inesplorati che danno i brividi, tra Fred Frith, Egberto Gismonti, Ernst
Reijseger e chissà che altro: una voce unica ed un talento cristallino ed inclassificabile, giustamente
riconosciuto oramai ovunque nel mondo.
ALTRETTANTO prorompente lenergia di Cristiano Calcagnile, batterista poliedrico, leader di
Multikulti (un largo ensemble devoto proprio a Don Cherry) e strumentista sensibile e coraggioso.
Presenta qui St()ma, un lavoro in solo per batteria espansa. Anche il suo è uno strumento-mondo:
siamo nelle viscere di una terra intima, immaginaria, tra polveri industrial ed uno swing disgregato
ed inarrestabile. Il ritmo, imprendibile, racconta una discesa nellAde, nel punto esatto di incontro tra
lAfrica sismica di Sunny Murray e i rumori di ferraglia dei This Heat. Fuochi free rock nella fucina di
Efesto, micromondi, chitarrofoni, maree, scosse telluriche, epifanie nella penombra, con un tema di
Monk a cercare luce dopo tanto magnifico buio.
© 2019 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE

